Cassinelle.
Cassinelle (AL), è un piccolo paese situato al centro del triangolo formato da Sassello, Ovada e Acqui. Dista un paio di km dal confine con la Provincia di Genova (Lago di Ortiglieto) e 5 da quella di Savona (Bric Berton). Per longitudine corrisponde geograficamente alla località ligure di Varazze-Invrea. Dista dal centro di Genova 35 km in linea d'aria, e una sessantina come distanza stradale minima.
I Vini
Sui versanti più soleggiati è largamente diffusa la viticoltura. Parte della produzione viene conferita alle cantine sociali, ma numerose sono le piccole aziende a conduzione familiare che vinificano e imbottigliano direttamente.
Il vino più diffuso è il Dolcetto (d'Acqui e d'Ovada) seguito da Barbera, Brachetto, Cortese, Moscato, uvaggi ed il Grignolino, tipico delle colline della zona del Monferrato, un vino dal carattere delicato e dal profumo persistente di grande pregio e molto raffinato.
Il vino più diffuso è il Dolcetto (d'Acqui e d'Ovada) seguito da Barbera, Brachetto, Cortese, Moscato, uvaggi ed il Grignolino, tipico delle colline della zona del Monferrato, un vino dal carattere delicato e dal profumo persistente di grande pregio e molto raffinato.
I funghi e i tartufi.
Il fungo porcino è celebrato in sagre e mostre mercato che animano l'autunno dei paesi di Ponzone, Cassinelle, Morbello e delle alte valli dell'Orba e dell'Erro,. Di particolare qualità, sodo, dal colore scuro, dalla polpa compatta grazie alla scarsità di precipitazioni, il fungo dell'Appennino Piemontese sviluppa qualità organolettiche tali da permettere l'ipotesi di una denominazione di origine apposita.
Le terre calanchive della Valle Bormida celano i migliori tartufi, sia bianchi che neri, che animano un fiorente commercio sul mercato di Alba e presso i ristoranti piemontesi e liguri. La figura del trifulau che gira i boschi di notte in compagnia del fidato cane e della zappetta per rimuovere il prezioso fungo sotterraneo è ancora frequente nei nostri paesi.
Le terre calanchive della Valle Bormida celano i migliori tartufi, sia bianchi che neri, che animano un fiorente commercio sul mercato di Alba e presso i ristoranti piemontesi e liguri. La figura del trifulau che gira i boschi di notte in compagnia del fidato cane e della zappetta per rimuovere il prezioso fungo sotterraneo è ancora frequente nei nostri paesi.
Il filetto baciato ed i salumi tradizionali.
Specialità di Ponzone, nei pressi di Acqui Terme, paese a cavallo tra le Alpi e gli Appennini, dove sopravvivono le tradizioni di una volta, come gli essiccatori di castagne e questo particolarissimo salume.
Il Filetto baciato è un salame crudo nato nell'800, creato dal macellaio Romeo Malò ed è tuttora prodotto dalla macelleria di famiglia, oltre che da altri salumifici della zona. Consiste di in filetto di maiale, estratto dalla salamoia, posto all'interno della pasta di salame, insaccato in un budello naturale e quindi stagionato da tre a sei mesi.Viene servito tagliato a fette molto sottili.
Su tutto il circondario di Acqui Terme si producono a livello di piccola macelleria salame cotto e crudo, testa in cassetta, sanguinacci, frizze, grive, salsiccia, cacciatorini ecc.
Il Filetto baciato è un salame crudo nato nell'800, creato dal macellaio Romeo Malò ed è tuttora prodotto dalla macelleria di famiglia, oltre che da altri salumifici della zona. Consiste di in filetto di maiale, estratto dalla salamoia, posto all'interno della pasta di salame, insaccato in un budello naturale e quindi stagionato da tre a sei mesi.Viene servito tagliato a fette molto sottili.
Su tutto il circondario di Acqui Terme si producono a livello di piccola macelleria salame cotto e crudo, testa in cassetta, sanguinacci, frizze, grive, salsiccia, cacciatorini ecc.
La formaggetta.
E' l'unico formaggio tradizionale italiano di puro latte caprino e così continuano a confezionarla molti piccoli produttori (che in tutto il territorio sono una quarantina), nonostante il disciplinare consenta una elevata percentuale di latte vaccino.
E’ una sintesi dei profumi delle erbe e dei fiori dell'Appennino Piemontese, il simbolo di una pastorizia ardua, di montagna, difficile, condotta ancora allo stato brado, un caprino che, consumato fresco o ancor più stagionato, appare a tutt'oggi l'unico in grado di equivalere se non di superare i miti caseari francesi.
E’ una sintesi dei profumi delle erbe e dei fiori dell'Appennino Piemontese, il simbolo di una pastorizia ardua, di montagna, difficile, condotta ancora allo stato brado, un caprino che, consumato fresco o ancor più stagionato, appare a tutt'oggi l'unico in grado di equivalere se non di superare i miti caseari francesi.
La carne.
Le piccole stalle di collina allevano capi di razza piemontese e i migliori vengono ingrassati con cura per partecipare alle fiere di Toleto, Cassinelle e Montechiaro. Un Macello di Valle a norma CEE con sede a Montechiaro Piana rappresenta l'evoluzione moderna della tradizionale filiera della carne. Si sta anche pensando a un marchio di qualità territoriale che individui il prodotto allevato e macellato in zona.
La diffusione dell'allevamento ovicaprino consente di immettere sul mercato - soprattutto nel periodo pasquale - una buona quantità di agnelli e capretti, dalle carni delicate e saporite grazie al latte aromatico e odoroso di erbe selvatiche.
Un'altra tradizionale forma di allevamento è quella degli animali da cortile: conigli, galline, faraone, tacchini e soprattutto capponi di pura e antica razza livornese.
La diffusione dell'allevamento ovicaprino consente di immettere sul mercato - soprattutto nel periodo pasquale - una buona quantità di agnelli e capretti, dalle carni delicate e saporite grazie al latte aromatico e odoroso di erbe selvatiche.
Un'altra tradizionale forma di allevamento è quella degli animali da cortile: conigli, galline, faraone, tacchini e soprattutto capponi di pura e antica razza livornese.
La selvaggina.
Le terre appenniniche al confine con la Liguria sono completamente ricoperte da un fitto bosco di latifoglie, in parte riserva di caccia e in parte oasi di ripopolamento. La selvaggina è abbondante - lepri, fagiani, pernici, beccacce, caprioli e soprattutto cinghiali - e rappresenta un punto fisso dei menu autunnali e invernali proposti dalle numerose trattorie e ristoranti della zona.
Il miele.
Appassionati apicoltori mantengono viva la tradizionale produzione del miele; le api sono allevate sia stabilmente sia con il metodo del nomadismo, mediante lo spostamento delle arnie nei luoghi più ricchi di fiori.Si producono sia i classici monovarietali acacia e castagno, sia un interessante millefiori di mezza montagna.
Le Castagne, le Nocciole, i Dolci tipici.
La Comunità Montana vanta una secolare tradizione di piccoli laboratori artigianali per la produzione di dolci che utilizzano due dei prodotti più classici del territorio: le nocciole, coltivate soprattutto sui versanti della Valle Bormida, e le castagne, i cui boschi coprono tutto il territorio appenninico fino allo spartiacque ligure.
Tra le specialità gli amaretti, il torrone morbido e quello duro, le lingue di suocera, i baci di dama, i brut e bon e una singolare torta di castagne, soffice e saporita, elaborata da antiche ricette contadine che la prevedevano in occasione delle feste pasquali.
Sempre più rari e ricercati sono i marroni, che si distinguono dalle castagne per il frutto non settato, le maggiori dimensioni, la forma più tondeggiante e le qualità organolettiche più spiccate: per questo sono utilizzati in raffinate e costose preparazioni dolci come i marrons glacès.
Tra le specialità gli amaretti, il torrone morbido e quello duro, le lingue di suocera, i baci di dama, i brut e bon e una singolare torta di castagne, soffice e saporita, elaborata da antiche ricette contadine che la prevedevano in occasione delle feste pasquali.
Sempre più rari e ricercati sono i marroni, che si distinguono dalle castagne per il frutto non settato, le maggiori dimensioni, la forma più tondeggiante e le qualità organolettiche più spiccate: per questo sono utilizzati in raffinate e costose preparazioni dolci come i marrons glacès.
Le Erbe aromatiche e officinali.
All'inizio dell'estate sembra di essere in Provenza, con i campi violetti di lavanda che coprono i versanti meno adatti alla frutticoltura e recuperati da un inarrestabile abbandono proprio grazie allo sviluppo della coltivazione di erbe officinali e aromatiche.